lunedì 23 giugno 2014

I racconti del Mostro #3



Come entrare (quasi) nella leggenda.



Il Mostro passeggiava sulla spiaggia di Licola quando a un tratto, tra le onde, vide formarsi un vortice dal quale emersero nientemeno che Dracula e Frankenstein.
L’Essere, vedendoli, strabuzzò gli occhi.
Corse a salutarli e li invitò al vicino pub ‘Mareblu’ per uno spuntino.
Dracula e Frankenstein accettarono l’offerta senza farsi pregare. «Sai com'è: i viaggi attraverso le dimensioni stuzzicano l'appetito» spiegarono.
«Anche a me capita lo stesso quando prendo il tram» disse l’Essere per mostrarsi all’altezza.
Entrarono nel pub e i clienti, alla loro vista, fuggirono a gambe levate.
Frankenstein, Dracula e il Mostro si accomodarono al tavolo migliore, quello davanti alla vetrata, con vista sulla spiaggia.
Mangiarono i rimasugli lasciati dagli avventori e bevvero vino chiacchierando piacevolmente, come vecchi amici.
Più tardi Dracula, facendo brillare i canini, propose un brindisi: «A Frankenstein, perché diventi famoso come me».
Poi fu la volta di Frankenstein che, girando al contrario la testa quadrata, levò il calice: «A Dracula, perché possa diventare terrificante come me».
Il Mostro, avvertendo odore di rivalità, si assunse il compito di fare da paciere. «A Dracula e Frankenstein» propose «sperando che un giorno io possa diventare mostruoso come voi».
Grazie alla sua prontezza di spirito, il momento di tensione si stemperò e il pranzo proseguì senza intoppi.
I commensali raccontarono barzellette che avrebbero fatto piangere le pietre, scambiarono ricordi d’infanzia capaci di gelare il sangue nelle vene perfino a un cadavere.
Più tardi uscirono dal locale ruttando allegramente.
Ma una brutta sorpresa li attendeva.
Attorno al pub ‘Mareblu’ si era radunato un drappello di poliziotti armati fino ai denti. Una voce gracchiante, proveniente da un megafono, ordinò: «Arrendetevi, aborti schifosi!»
Frankenstein e Dracula si guardarono con occhi smarriti e dissero al Mostro: «Amico, grazie per il pranzetto, ma avremmo qualche affaruccio urgente da sbrigare nella nostra dimensione di appartenenza». Vorticarono su se stessi come trottole e sparirono nel nulla.
L’Essere, rimasto solo, si arrese alle forze di polizia.
Più tardi spiegò la strana avventura che gli era capitata al Magistrato Inquirente che ovviamente non prestò fede al suo racconto. In compenso gli riconobbe la totale incapacità di intendere e di volere e lo rilasciò.
Appena tornato in libertà l’Essere tornò sulla spiaggia battuta dalla pioggia; corse sulla sabbia umida, ricordando con nostalgia l’incontro con i suoi amici che lo avevano, è vero, abbandonato nel momento del pericolo, però gli avevano fatto trascorrere uno dei pomeriggi più schifosamente belli della sua vita.


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